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Il cuoco di San Michele di Morfasso arrivato alla TV americana

Nell'agosto 1960 Sabino Laurenzano, giornalista del quotidiano "Libertà", è a San Michele di Morfasso.  La "stazione climatica" dell'alta Val Chero è, come tutte le estati, in pieno fermento. Ci sono tanti villeggianti, ma anche emigrati che, proprio in questo periodo, ritornano nel loro paese. Portano con sé storie, esperienze e il racconto di nuovi mondi.

Laurenzano incontra Giovanni (per tutti Gianni/John) Oddi, tornato da New York con la moglie Stella per trovare i familiari. La famiglia Oddi è molto conosciuta: tra l'altro i fratelli Dante e Umberto gestiscono dal 1941 un albergo, da  anni punto di riferimento per tutta la comunità della Val Chero e della Val d''Arda.

Nel 1960 Gianni ha 53 anni ed è da tempo chef in un noto ristorante di New York. È divenuto famoso anche perché è comparso su un'emittente americana quale curatore di lezioni di cucina L'articolo che esce sul quotidiano "Libertà" nell'edizione del 17 agosto 1960 si intitola infatti Insegna a cucinare per Tv un piacentino a New York:

"I manicaretti preparati dal signor Gianni Oddi sono diventati famosi a Nuova York tanto che alcuni anni or sono fu invitato dalla televisione per tenere una rubrica mensile sul modo di cucinare alcune  tra le più rinomate pietanze, talune delle quali di origine italiana e piacentina (gli anvei). Tuttora la rubrica televisiva è in piena attività, il che dimostra evidentemente la capacità del cuoco piacentino e la notorietà da lui raggiunta in questo campo".

Nato nel 1906, i genitori gestiscono un'attività di commercio ambulante. Ci sono il papà Giuseppe e la mamma Fiorenza Periti, originaria di Fiorenzuola d’Arda, poi i fratelli, oltre a Dante: Primo e Paolino emigrati a Londra dove hanno gestito un bar ristorante, fino alla pensione; Giacomino che diventa un noto taxista della vallata, Umberto commerciante di bestiame e la sorella Rosa trasferita a Piacenza dopo il matrimonio.

Nella primavera del 1930 il giovane Gianni decide di emigrare nel continente americano. La prima destinazione è Cuba, ove conduce un ristorante per alcuni anni. Nel 1934 si trasferisce a New York, ove trova subito impiego all'Hotel Palatino.

Nel 1938 si sposa con Stella Oddi, nata a Londra, nel quartiere di Camberwell,  da genitori di San Michele, Leonardo Oddi e Ermelinda Marchesini,  poi rientrati in Italia con la famiglia.

Le abilità del cuoco piacentino cominciano ad essere sempre più apprezzate e nel giro di pochi anni diventa capo cuoco di un rinomato ristorante, il Danny's Hideaway, ubicato 151 E. 45th St. Si tratta di un locale fondato dall'alessandrino Dante Stradella. Nato come bistrot con pochi posti a sedere, il Danny's Hideaway si espande fino a comprendere tre edifici di quattro piani, con undici sale sale da pranzo per trecento posti a sedere, due cucine separate e due bar completamente riforniti su diversi livelli.

É un locale dove passano molte personalità e Gianni si trova a preparare pranzi per il principe Filippo di Edimburgo, Marilyn Monroe, Carnera e Rocky Marciano, Gina Lollobrigida e Luciano Taioli. 

Gianni rientra poi in Italia nel 1962. I nipoti Claudio e Franca hanno vivi ricordi dello zio Johnny, che, anche quando era già in pensione, in occasione di particolari eventi o festività, non mancava di aiutare in cucina il fratello Dante, gestore della Trattoria Oddi a San Michele.

“In cucina prediligeva la preparazione di piatti di carne quali arrosti e roastbeef, con procedimenti da lui definiti “all’americana”, dispensando consigli soprattutto ai familiari più giovani, quasi a volersi far ricordare attraverso i suoi piatti.  In occasione di ritrovi e feste in famiglia preparava il suo dolce preferito: un super semifreddo con creme al burro di un elevato potere calorico ma di infinita bontà”.

Il cuoco, forte della sua esperienza nei ristoranti blasonati, riesce a stupire preparando piatti molto decorati. Particolare è la preparazione del pesce, come ad esempio la trota alla mugnaia e le scaloppine di pesce fatte con il sugo dell'arrosto di carne.

Non solo cucina, ma anche scambio di racconti e di memorie, in una famiglia all'interno della quale la ristorazione ha svolto un capitolo decisamente importante:

“Nel periodo estivo amava incontrare tutti gli abitanti del paese emigrati negli States o in Inghilterra che tornavano per trascorrere le vacanze nei luoghi d’origine. Persona affabile e cordiale, trascorreva con loro i pomeriggi al bar giocando a briscola, ma soprattutto scambiando informazioni e ricordi. Con questi cittadini emigrati amava poter parlare in lingua inglese, infatti anche con noi familiari, spesso involontariamente inseriva nei dialoghi, parole inglesi; tutti ci siamo sempre rivolti a lui chiamandolo “zio Johnny”.  Ogni estate ospitava il fratello Paolino con la sua famiglia, emigrato a Londra dove gestiva attività nel campo della ristorazione”.

Aveva trascorso il servizio militare nel corpo dei bersaglieri ed era molto fiero di questo infatti teneva in casa in bella mostra il suo cappello piumato. Nell’ultimo periodo di vita, trascorso per motivi di salute presso la struttura per anziani “A.Breviglieri” di Carpaneto, viene iscritto nella locale sezione dei Bersaglieri. Gianni muore il 25 giugno 1994.


Fonte: materiale raccolto all'interno del progetto "La Pasta in valigia" coordinato dal Comune di Piacenza con il contributo della Consulta ER nel mondo, grazie alla collaborazione della Biblioteca Comunale Passerini-Landi.

 

Progetto

Titolo: "La Pasta in valigia: percorso storico-gastronomico sulle rotte dell'emigrazione piacentina" 

L'obiettivo del progetto è stato quello di ricostruire il ruolo, storicamente rilevante, svolto dagli emigrati del territorio emiliano-romagnolo nella “diffusione” del cibo, della cultura e delle pratiche alimentari regionali all'estero. Nella storia di queste esperienze migratorie entrano gestori di trattorie, dettaglianti, grossisti, titolari di negozi di quartiere che fornivano alle famiglie immigrate prodotti di consumo, ma anche una fondamentale presenza attorno alla quale cresceva la vita sociale della comunità. Fu proprio questa rete - che il progetto intende ricomporre anche attraverso la raccolta di ricordi e testimonianze delle famiglie di emigrati - a mantenere viva la tradizione della cucina familiare.

L’abilità nella trasformazione del cibo e il ricordo di ricette di famiglia davano la possibilità a chi era partito di mettere a frutto i saperi e le conoscenze della propria terra e a chi non era mai stato nel nostro paese - le generazioni successive - di poter fare, anche a tavola, “esperienza” dell’Italia.

Partner: AS.PA.PI. Associazione di Parma e Piacenza (Francia), Nuove generazioni TERRA Mar del Plata (Argentina), Piacenza nel Mondo APS (Italia)

TESTIMONIANZE E PERSONAGGI