Martino Jasoni, pittore sfortunato

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Emigrato a New York nel 1906, tornò al suo borgo per lavorare nei campi. Nel 2007 Corchia, nell'Appennino parmense, gli ha dedicato un museo.

New York ai primi del Novecento: verticalità della skyline, vertigine visiva, réclame multicolori. Un artista cresciuto lì, come può un giorno lasciare la vita brulicante di downtown e tornarsene nel suo villaggio sull'Appennino parmense, lontano da tutto? E’ quel che è successo a Martino Jasoni, lo sfortunato pittore-migrante le cui opere hanno trovato collocazione nel museo inaugurato nel giugno 2007 nel suo luogo natale, l’intatto borgo medievale di Corchia, frazione del comune di Berceto (Parma). Si sono così aperte al pubblico le porte di Casa Corchia, dove gli splendidi acquerelli del periodo americano dell’artista, insieme ad altre opere, anticipano una vicenda di dolorosa separazione dall'arte. Jasoni, infatti, dopo aver avuto la possibilità di partecipare ai fermenti creativi di New York, è stato costretto a ritornare al suo sperduto villaggio sull'Appennino per lavorare nei campi, abbandonando quasi completamente il proprio talento alla terra.

Questa è la sua storia.

Nato nel 1901, a cinque anni emigra con il padre a New York, dove già si trovava la madre. Per pagare due biglietti di terza classe, il padre vende l’unica mucca che ha in stalla. Dopo gli studi presso le scuole pubbliche, inizia a lavorare come apprendista incisore in una stamperia, poi come tipografo e infine come assistente per la preparazione di impressioni su lastre fotografiche. Dal 1919 alterna il lavoro diurno ai corsi serali dell'Art Students League, dove ha come compagni di studi personaggi quali Walt Disney e il vignettista Otto Soglow, uno dei fondatori del New Yorker Magazine.

I suoi maestri alla scuola d’arte sono John Sloan, Robert Henri, Guy Pène du Bois, tutti inseriti nell'effervescente vita culturale americana del periodo. Jasoni dipinge prediligendo la tecnica dell’acquerello su carta. In pochi anni, dal 1921 al 1924, dalle sue macchie di colore prendono vita le scene che sfilano sotto i suoi occhi: il movimento caotico della metropoli, le passeggiate a Central Park (un luogo magico per lui), le chiacchiere confidenziali, i ritrovi tra amici, le spiagge affollate, le sedute dal barbiere. Mescola i cieli americani con quelli dell’Appennino.

Ma nel 1924 i genitori gli impongono di tornare a casa: sui monti di Parma c’è bisogno di braccia, non di pennelli. Nel 1929 Martino si sposa e diventa poi padre due volte. La pittura è relegata in un angolo, come una bella incompiuta. In realtà continua a dipingere, tra una fatica e l’altra del lavoro agricolo, ma i colori ammutoliscono nell'isolamento in cui si trova. Resta, in ogni caso, un poeta di luoghi: che ora sono Corchia e Berceto, non più il Central Park. Negli anni '30 fa alcune cose pregevoli (il ritratto della cugina che sembra Casorati) e sopravvive artisticamente fino ai primi anni '50.

Muore nel 1957 l'artista che in America si firmava Easoni Martin, quasi a voler sfuggire le origini che poi lo avrebbero riacciuffato.

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Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.

VIDEO | DossiER - sesta puntata, 24 febbraio 2022

La sesta puntata di DossiER, il format di approfondimento della Consulta ER nel mondo, dedicato alle tematiche legate all’emigrazione emiliano-romagnola nel mondo con ospiti ed esperti, è andata in onda il 24 febbraio 2022.

Titolo: “Un territorio immaginato: gli emigrati dell’Appennino di ieri e di oggi”.

E' stata un'occasione per parlare del fenomeno dell’emigrazione della popolazione Appenninica – che conobbe i numeri più alti a livello regionale - che ha coinvolto questo territorio in maniera massiccia già dagli inizi del 1900. Le storie di chi è partito in passato e di chi parte oggi, ma anche di chi rientra dopo una vita passata all’estero, rappresentano un patrimonio culturale immateriale di un territorio oggi sempre più interconnesso e in continua mutazione, che rischia però di non essere sufficientemente conosciuto nelle sue ricche componenti culturali. 

Per questa ragione, dunque, la puntata è stata incentrata sui prodotti culturali, di indagine e ricerca realizzati all’interno di progetti coordinati dal Comune di Berceto, con il contributo della Consulta ER nel mondo: “Martin J”, dedicato alla vicenda migratoria di Martino Jasoni, pittore emigrato a New York dall'Appennino parmense, Se chiudo gli occhi vedo i monti che racconta le nuove e le vecchie migrazioni tra un piccolo comune dell'Appennino e la grande città di New York e “Un territorio immaginato”una ricerca sull’emigrazione dall’Appennino a cura di Maria Molinari. 

Ospiti:

  • Maria Molinari– antropologa e ricercatrice
  • Giacomo Agnetti – registra e illustratore

Moderatore:

  • Gianfranco CodaConsulta ER nel mondo

 

VIDEO DOCUMENTARIO "Martin J"

Documentario sulla storia del pittore Martino Jasoni, artista italiano di Corchia (Parma), realizzato all'interno del progetto "Martino l'americano" coordinato dal Comune di Berceto (PR) e realizzato con il contributo della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo.

Produzione: Magic Mind Corporation | Regia: Giacomo Agnetti | Ricerca: Maria Molinari e Stefano Setti

TRAILER

Martin J - TRAILER from Magic Mind Corporation on Vimeo.

 

VIDEO COMPLETO 

Martin J - vita di Martino Jasoni from Magic Mind Corporation on Vimeo.

Audio

Inaugurato a Corchia il museo dedicato a Martino Jasoni, pittore emigrato a New York nel 1906 e poi tornato al suo borgo per lavorare nei campi.

Ascolta Radio Emilia-Romagna, puntata n.72 del programma "Lo sguardo altrove, storie di emigrazione"

Catalogo mostra - Tracce dell’emigrazione parmense e italiana fra XVI e XX secolo

Mostra storico documentaria, a cura di Mario Palazzino, Antonella Barazzoni, Valentina Bocchi, Lucia Togninelli. La mostra intende concorrere alla riflessione su un fenomeno che ha una rilevanza storica notevole; la sua importanza è facilmente riscontrabile a partire dal numero delle persone coinvolte direttamente: dal 1876 al 1976 hanno lasciato il suolo patrio 27 milioni di italiani. La mostra è un rincorrersi di casi individuali, di situazioni familiari, di vicende di comunità locali, di questioni più generali. Le carte esposte coprono un arco cronologico di oltre 5 secoli, dal 1545 al 1973, e trattano sia questioni relative al parmense sia questioni di respiro nazionale, queste ultime a partire dalla fine dell’Ottocento fino ai primi anni Settanta del secolo scorso.

Pubblicazione | Rivista ER News - Periodico per le comunità emiliano-romagnole nel mondo

TESTIMONIANZE E PERSONAGGI