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Un ospedale in Brasile porta il nome del medico modenese

Bento Gonçalves, nel Rio Grande do Sul, è una delle più belle città della Serra Gaucha. Si trova tra colline e vallate ricche di vegetazione e, come molti altri luoghi in Brasile, deve le sue moderne origini agli immigrati italiani che bonificarono un’area di foresta vergine abitata dagli indios. Risale al 1875 l’arrivo dei primi trentini e veneti, ai quali si deve la coltivazione della vite che vede oggi Bento Gonçalves al primo posto in Brasile per la produzione di uva e vino.

Arrivò qui da Modena nel 1912 un medico, Bartolomeo Tacchini, che è rimasto nella storia della città per avervi fondato l’ospedale che porta il suo nome. Nato nel 1878 in Sicilia da famiglia modenese (il padre Agostino era ingegnere), Bartolomeo era nipote del celebre astronomo Pietro Tacchini, che fu tra i fondatori della Società Astronomica Italiana, direttore dell’Osservatorio di Modena e dal 1879 dell’Osservatorio del Collegio Romano. Fu per spirito d’avventura, non per necessità, che dopo gli studi universitari a Modena Bartolomeo Tacchini raggiunse nel 1911 il Brasile. Prima tappa, la città di Pelotas nel Rio Grande do Sul. Qui, scoraggiato e malato di nostalgia, stava cercando il modo di tornare in Italia quando un amico, l’agente consolare italiano Gino Batocchio, lo indirizzò verso Bento Gonçalves, dove prese casa vicino alla chiesa di S. Antonio. Iniziò così la sua avventura umana e professionale che lo portò a diventare il medico più amato della città. Conosciuto per la sua innata bontà, prestava gratuitamente le proprie cure ai poveri ed era sempre disponibile per chi ne avesse bisogno. Al fratello raccontava che l’ospedale era allora poco più che un presidio, gestito da un primario italiano che gli faceva fare tutte le diagnosi; insospettito, Bartolomeo prese informazioni e scoprì che si trattava di un falso medico, senza la laurea.

Dopo la parentesi della guerra, che venne a combattere in Italia col grado di capitano, Tacchini tornò in Brasile per continuare la sua missione. A chi gli consigliava di lasciare Bento Gonçalves per lavorare in migliori condizioni in altre città, rispose fondando nel 1924 l’Hospital Dr. Bartholomeu Tacchini. L’inaugurazione solenne avvenne nel 1927, e due anni dopo Tacchini tornò in Italia per acquistare apparecchiature mediche per la sua “creatura”. Nello stesso anno la struttura fu visitata dal futuro presidente del Brasile Getúlio Vargas. L’aumento del numero dei pazienti portò nel 1934 alla costruzione di un  nuovo padiglione dell’ospedale, che Tacchini intitolò alla madre Ida Galassi. Nel 1935 la società Regina Margherita donò il terreno per un ulteriore ampliamento.

Il 18 novembre 1936 Bartolomeo Tacchini morì per un cancro alla laringe. Era un grande fumatore e, sentendosi vicino alla fine (si era fatto la diagnosi da solo), non volle tornare in Italia per non farsi vedere in quelle condizioni dall’anziana madre.

Oggi l’Hospital Tacchini è una consolidata realtà: vi lavorano un migliaio di addetti e più di 140 medici con decine di specializzazioni, dall’emodialisi all’oncologia e all’oftalmologia, al servizio di un’intera città e dei municipi vicini.


Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.

Audio

Ascolta la puntata di Radio Emilia-Romagna dedicata a Bartolomeo Tacchini 9 Settembre 2008 | Lo sguardo altrove, storie di emigrazione. A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Mascia Foschi.

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