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Da Lugo all'America equatoriale: quasi sconosciuto in Italia, il militare, cartografo, geografo ed esploratore romagnolo è eroe nazionale in Colombia, Venezuela e Ecuador

C'è un romagnolo considerato un eroe nazionale in tre Stati, Colombia, Venezuela e Ecuador. Parliamo di Agostino Codazzi, militare, viaggiatore, scienziato, nato a Lugo di Romagna nel 1793 e morto in Colombia nel 1859, celebrato qualche anno fa con una mostra presso l’Archivio generale di Stato di Bogotà, intitolata "La misura dell’Eldorado". Il geografo e cartografo di Lugo, in Italia è solo un nome sbiadito dalla polvere, mentre nelle tre nazioni sudamericane è ricordato nei libri di storia. Il suo nome appare a fianco di quello del grande naturalista e botanico Alexander von Humboldt e il suo volto è stampato sui francobolli storici della Bolivia. In Venezuela e in Colombia gli sono stati intitolati i rispettivi Istituti Geografici Nazionali.

Agostino, anzi Augustín, Codazzi fu uomo dalle sette vite che riunisce in sé e amalgama i caratteri dell’uomo romagnolo: la curiosità, lo spirito d’avventura, la generosità e il senso pratico. A lui infatti, si deve l’esplorazione dei tre paesi e la realizzazione del primo atlante fisico e politico e delle prime mappe e carte geografiche dei territori di quello che era considerato un tempo l’Eldorado, e che comprendeva anche l’Ecuador.

All’avventuriero di Lugo - animato da spirito rivoluzionario, tanto da essere soldato nelle armate napoleoniche e poi, nel Nuovo Mondo, a fianco di Simon Bolívar per l’indipendenza del Venezuela - si deve anche l’intuizione del tracciato del Canale di Panama. Una città colombiana oggi porta il suo nome e, naturalmente, è gemellata con Lugo di Romagna.

Il figlio di Domenico Codazzi e Costanza Bertolotti s’immerse presto nei sogni romantici della sua generazione. A 17 anni, lasciata Lugo per studiare ingegneria all’Università di Bologna, fece qualche svogliato tentativo in direzione di una vita sedentaria, subito vanificato dalla voglia di girare il mondo, che lo portò ad arruolarsi nell’esercito napoleonico come cannoniere. Il ragazzo era sveglio e non ci mise molto a fare carriera. Infatti, uscito dall’Accademia militare di Modena nel 1813 col grado di sottufficiale d’artiglieria, si ritrovò alla fine della guerra con il titolo di generale. 

Dopo la disfatta napoleonica, rimasto senza lavoro, Codazzi si recò in Inghilterra alla ricerca di un ingaggio in campo militare. Non trovatolo, si buttò nel commercio, acquistò della mercanzia e la trasportò a Costantinopoli, al cui mercato non arrivò mai a causa di un naufragio. Da Costantinopoli con un amico, il capitano Costante Ferrari, partì alla ricerca di avventure, toccando in uno straordinario viaggio Grecia, Moravia, Valacchia, Russia, Polonia, Prussia, Svezia, Danimarca e Olanda. Da Amsterdam s’imbarcò con Ferrari per l’America, tappa obbligata per chi allora volesse dedicarsi al commercio delle armi.

Codazzi e Ferrari approdano a Baltimora, da dove si spostano per il sud. In Venezuela si presenta una grande occasione: la guerra per l’indipendenza dalla Spagna necessita di due militari di professione come loro. Partecipano dunque alla nascita della Grande Colombia ottenendo in cambio di potersi dedicare al commercio. Ma alcune disavventure dividono i destini di Ferrari e Codazzi. In Venezuela quest’ultimo trova impiego presso l’esercito di liberazione di Simon Bolivar, al cui fianco combatte valorosamente. Così in Colombia, dove Codazzi torna a lavorare per l’esercito colombiano tanto che la sua tomba sarà collocata nel Pantheon di Bogotà accanto agli eroi nazionali.

La scelta sudamericana di Codazzi, dopo la separazione dal compagno d’avventure Costante Ferrari, era quella di un visionario capace di spostare sempre più in là i confini della sua immaginazione. Ma la nostalgia lo richiamò in Italia nel 1822, con un’idea: mettere in piedi una fattoria a Massa Lombarda e iniziare una nuova vita come agricoltore. Ma Agustìn – così ormai tutti lo chiamavano – non era fatto per la vita dei campi e nel 1826 riprese la via dell’America. Qui trovò ancora lavoro nell’esercito, non più come militare ma, questa volta, come cartografo e geografo, incaricato dell’individuazione dei luoghi e degli itinerari ideali per lo spostamento delle truppe. Codazzi cominciò così ad esplorare in lungo e in largo la Colombia e il Venezuela, che in parte conosceva già grazie alla sua esperienza di soldato accanto al Libertador. Dall’esercito colombiano aveva ottenuto l’incarico di procedere alle misure topografiche della zona di Maracaibo. I risultati ottenuti convinsero i massimi gradi dell’esercito ad affidargli il delicatissimo incarico di tracciare le linee di confine tra i tre Stati – Venezuela, Ecuador e Colombia – in cui si frazionava la Grande Colombia. Chiamato a scegliere la propria nazionalità, Codazzi optò per quella venezuelana.

Col tempo, il romagnolo dalle sette vite che fu capo dello stato maggiore generale della nuova repubblica del Venezuela, divenne il geografo e cartografo ufficiale di questo paese in fase nascente che aveva bisogno di conoscere il proprio territorio. Pur operando fra grandi tensioni politiche, conflitti armati e difficoltà economiche, il lavoro di Codazzi fu di importanza fondamentale non solo per il paese in cui operò, ma per l'Europa stessa. Infatti, insignito anche del ruolo di botanico, zoologo ed etnografo, le sue mappe particolareggiatissime furono studiate soprattutto in Francia. Nel 1840-41 pubblicò un atlante fisico e politico e un compendio geografico del Venezuela ("Resumen de la geografia de Venezuela, Mapa general de Venezuela y Atlas fisico y politico de la Republica") che fu apprezzato da grandi scienziati come Alessandro Humboldt. A Parigi Codazzi concepì un progetto di colonizzazione del Venezuela con famiglie di provenienza europea, specialmente tedesca, che lo impegnò nell’ultima fase della sua vita. Grazie, infatti, alla sua profondissima conoscenza del territorio, Augustin Codazzi divenne un cacciatore di luoghi adatti ad ospitare insediamenti provenienti da quel continente in cui era nato e in cui non sarebbe mai più tornato. Ancora adesso in questi paesi abitano i discendenti di quei coloni chiamati da Codazzi.Sperduta tra le foreste della Cordillera de la Costa, all'incirca 60 km a ovest di Caracas, c'è la curiosa cittadina di montagna di Colonia Tovar. Fondata nel 1843 da un gruppo di coloni tedeschi, essa è rimasta al riparo da influenze esterne per quasi un secolo: la mancanza di strade impediva le comunicazioni e i rigidi costumi sociali legavano gli abitanti a un rapporto esclusivo con la loro cultura. La lingua spagnola fu introdotta solo intorno al 1940 e una strada asfaltata fu costruita solo nel 1963.Oggi Colonia Tovar, una delle attrazioni di Aragua, ha l'aspetto abbastanza incredibile di un paese montano tedesco ai tropici.

La morte colse l’intrepido romagnolo nel 1859 a Espiritu Santo, la cittadina colombiana che oggi si chiama Augustin Codazzi, in onore del geografo lughese.


 

Fonte: Materiale prodotto all'interno del progetto culturale "Casa della memoria dell'emigrazione dell'Emilia-Romagna" promosso dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e realizzato in seguito alla richiesta dei giovani corregionali nella Conferenza di Buenos Aires del 2007.

Pubblicazione | "La misura dell’Eldorado - Vita e imprese di un geologo emiliano-romagnolo nell’America tropicale" - monografia di Agostino Codazzi | Realizzata dalla Regione Emilia-Romagna e dall'Istituto Italo-Latino Americano - A cura di Giorgio Antei (2003)

Più conosciuto in America che in Italia, la figura di Giovanni Battista Agostino Codazzi riunisce ed amalgama i caratteri salienti dell'uomo romagnolo: la curiosità, lo spirito d'avventura, la generosità e il senso pratico. Visse in piena epoca romantica, e dal romanticismo mutuò il gusto per l'avventura ed il gesto eroico, il piacere della solitudine ed il fascino dell'ignoto, il rispetto della natura e la fede nell'uomo. Ma seppe anche far proprie le spinte razionalistiche che avevano caratterizzato l'illuminismo, ed è appunto da questa fusione che scaturisce il grande geografo dell'America tropicale.

Fonte: Sito della Regione Emilia-Romagna "Promozione culturale all'estero"

Pubblicazione | Volume a cura dell'Istituto regionale F. Santi Emilia-Romagna (Budrio - BO) e finanziato attraverso i Bandi della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo


Il volume fa parte del progetto coordinato dall'Istituto F. Santi (Budrio) e finanziato dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, e realizzato con la collaborazione delle Associazioni di Buenos Aires, S. Nicolas e Mar del Plata per il museo virtuale MIGRER.

Il volume raccoglie una ventina di schede di emiliano-romagnoli emigrati in ogni epoca che hanno avuto fortuna nel mondo e contribuito a opere a volte molto notevoli. Ogni capitolo in genere è riservato a una esperienza e spesso arricchito da una scheda che illustra il paese di provenienza.

L'obiettivo è di ricostruire gli ambiti sociali e territoriali di partenza e quelli di arrivo nella nuova comunità, dando vita ad un confronto sociale, economico, ambientale e paesaggistico di grande impatto culturale e storico.

La provenienza geografica copre tutte le province dell'Emilia-Romagna, le destinazioni sono in prevalenza in Sud America, con alcune in USA (particolarmente avventuroso Felice Pedroni in Alaska), Francia e Gran Bretagna e con la giovane dottoressa Chiara Castellani da Parma al Nicaragua e poi in Africa, dove opera tuttora a Kimbau.

Fra le schede, che spaziano dal XVIII secolo dell’eroe cileno José Canepa Rondizzoni ai giorni nostri, segnaliamo, Attilio Pavesi, piacentino di Caorso, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles, Agostino Codazzi, il grande geografo che esplorò il Sud America, Alberto Anelli, splendida figura di antifascista in Capital Federal, Serge Reggiani, attore e cantante versatile, idolatrato dal pubblico parigino.

Il volume si chiude con un capitolo dedicato ai Patrioti romagnoli partecipanti alla Sabinada in Brasile, un gruppo di galeotti della prigione pontificia che da Forlimpopoli si trasferirono là per la lotta di Liberazione brasiliana nel secolo XIX.

TESTIMONIANZE E PERSONAGGI