Anno 1947. Emigrazione: una speranza per tanti parmensi ed italiani

FROM
TO
Emigrare è il sogno di centinaia di persone. Ceylon, Europa, Sud e Nord America, pur di trovare lavoro, ma il sogno dei più è l’Argentina, oltre l’oceano. Articolo della “Gazzetta di Parma”

Davanti alla porta del Consolato argentino a Genova gli aspiranti all'emigrazione fanno la fila giorno e notte. Anche di notte, sdraiati per terra, per non perdere il turno. Tutti vogliono informazioni, quasi implorano parole di speranza, ma per ora non si sa niente: “l'emigrazione è sospesa, terremo conto della sua domanda”. Poi gli sportelli, che osservino un orario variabile e discontinuo si richiudono e le impiegate vanno a spasso, sulla meravigliosa littoranea a bordo di molleggiatissime macchine targate “Corpo diplomatico”.

Al consolato però la coda non si perde d'animo e aspetta. Domani possono esserci novità. Uomini e donne, tutti, sono sorretti dal desiderio di emigrare, di andare in altri paesi, di far soldi. È un gran passo, molte volte un gioco d'azzardo, ma i disagi e la disoccupazione non lasciano altra via d’uscita. E nell’attesa si fanno coraggio l’un l’altro, si mostrano lettere di amici e di parenti già emigrati, parlano di città; di regioni e di climi che pochi mesi non conoscevano e che hanno imparato a conoscere da poco, guardando l’atlante.

È una specie di febbre, di epidemia collettiva, partita dalle città e dilagata nelle campagne. La febbre dell'emigrazione. Parma non ne è immune e ha il suo lindo, modernissimo ospedale per i colpiti al secondo piano del palazzo dell’Agricoltura, nella sede dell'Ufficio del lavoro. È là che da più di due anni centinaia di persone, decise al gran passo, giorno per giorno attendono che da uno sportello gli si offra un ingaggio. Alle pareti tabelle sindacali indicano le l'entità delle paghe in pesos, in franchi svizzeri e francesi, cifre piccole che attraverso il cilindro magico del cambio si trasformano in cifre elevate, in promesse di agio e di tranquillità finanziaria. (Indicano anche il fallimento della nostra lira, ma chi è già entrato nell’ordine di idee di lasciare l'Italia guarda davanti a sé e non bada a queste cose se non per trovare in esse una ragione di più per partire).

Fu nel 745 che si cominciò a parlare di emigrazione, quando nel settembre furono aperti gli ingaggi per l'isola di Ceylon. Più di 800 persone si prenotarono. Era un’avventura in paese lontanissimo dove la guerra continuava ancora, ma poi venne la pace con il Giappone e non se ne fece niente. Per tutto l’inverno non si parlò più di emigrazione. Soltanto a primavera, nel marzo 1948, la Svizzera richiese lavoratrici italiane per le sue fabbriche di conserve. L'avventura era molto meno affascinante ma le donne hanno un senso spiccato della praticità e le paghe erano buone. Andarono in buon numero, si trovarono bene, lavorarono con impegno e lasciarono un'ottima impressione per le loro capacità e per la loro serietà. Gli svizzeri apprezzarono molto questa prova e vollero fare lo esperimento anche con gli uomini e in altre industrie, quelle micromeccaniche. Partirono da Parma dieci operai specializzati e tutto andò per il meglio. Questo anno altri 18 uomini e più di 30 donne sì sono trasferiti nella Confederazione oltre a quelli che vi avevano già lavorato negli anni precedenti e che erano stati richiamati singolarmente dai datori di lavoro. Con tutta probabilità altri 24 operati partiranno entro settembre, e in aprile li raggiungerà una sessantina di muratori.

L’emigrazione in Belgio è cominciata invece nel maggio dell’anno scorso e a tutt’oggi circa 400 minatori e manovali di miniera hanno lasciato l’Italia. Altri sono emigrati in Francia e il loro aumenta giorno per giorno poiché le richieste sono continue e il lavoro è assicurato per tutti. Dodici agricoltori hanno raggiunto in iglio la Cecoslovacchia.

Ma il sogno dei più e l'Argentina, oltre l’oceano, in America, parola magica, promessa di benessere. Soltanto 35 lavoratori però sono partiti. Altri, molti altri, avrebbero dovuto seguirli ma improvvisamente l'emigrazione è stata sospesa. Le ragioni di questa sospensione sono note, almeno quelle ufficialmente addotte, ma negli ambienti bene informati si parla soprattutto di disorganizzazione e di poca chiarezza negli accordi tra i due Governi, inconvenienti ai quali si sta cercando di porre rimedio. Impossibile però prevedere quando potrà venire riaperta l'emigrazione, forse presto, forse fra alcuni mesi ma è nell’interesse degli stessi lavoratori che tutto venga predisposto con ordine perché sia loro garantito l'immediato ingaggio e una sistemazione sicura. Ci vuole pazienza.

Per l’Inghilterra sono in attesa di partenza ormai da mesi, 30 operai di fonderia, ma la richiesta definitiva si fa aspettare. Potranno invece emigrare in Gran Bretagn,a la notizia è di ieri, i lavoratori agricoli ex prigionieri degli inglesi. Anche la Svezia aveva richiesto mano d’opera italiana ma la nostra provincia ha dovuto rinunciare allo ingaggio non disponendo degli specialisti desiderati. Per il Brasile è prevista l'emigrazione nel prossimo anno.

Gli sportelli dell'Ufficio del lavoro sono diventati così l'angusta porta aperta per l'estero. Troppe persone però vogliono passare contemporaneamente e fanno ressa per approfittare di uno spiraglio, troppe perché tutte possano subito essere soddisfatte. Sia pur brontolando dovranno attendere il loro turno. Ma l'attesa servirà per riflettere su tante cose.


Fonte: Sito Valcenostoria.it (parte 1, parte 2)

 

 

Approfondimento

Leggi sul sito "Valcenostoria.it" l'articolo "1947. Un ritratto della vita dei nostri emigrati e abitanti dell'Alta Valceno "verista ed ironico" di Ubaldo Bertoli" (parte 1, parte 2, parte 3, parte 4)

Catalogo mostra - Tracce dell’emigrazione parmense e italiana fra XVI e XX secolo

Mostra storico documentaria, a cura di Mario Palazzino, Antonella Barazzoni, Valentina Bocchi, Lucia Togninelli. La mostra intende concorrere alla riflessione su un fenomeno che ha una rilevanza storica notevole; la sua importanza è facilmente riscontrabile a partire dal numero delle persone coinvolte direttamente: dal 1876 al 1976 hanno lasciato il suolo patrio 27 milioni di italiani. La mostra è un rincorrersi di casi individuali, di situazioni familiari, di vicende di comunità locali, di questioni più generali. Le carte esposte coprono un arco cronologico di oltre 5 secoli, dal 1545 al 1973, e trattano sia questioni relative al parmense sia questioni di respiro nazionale, queste ultime a partire dalla fine dell’Ottocento fino ai primi anni Settanta del secolo scorso.

TESTIMONIANZE E PERSONAGGI