FROM
TO
Operatrice culturale, Direttrice di “Terrassa Arts Escéniques”, racconta la sua vita professionale in Catalogna, le sue ambizioni e i suoi progetti futuri

Giulia, ferrarese “doc”, è la Direttrice di “Terrassa Arts Escéniques”. È il Dipartimento di Servizio di Promozione Culturale del Comune di Terrassa che si occupa di fornire alla città una programmazione teatrale. Vive a Terrassa, la seconda città più popolosa e importante della Catalogna, e ogni due o tre mesi torna a Ferrara, lì dove è nata, dove ha trascorso la sua adolescenza e dove le sue radici sono così profonde.

L'intervista di Giulia fa parte del progetto "Emiliano-romagnoli in Spagna: professionisti di successo e ambasciatori della Regione", coordinato dall'Associazioni As.Er.Es di Madrid e realizzato con il contributo della Consulta ER, attraverso il quale sono state raccolte le testimonianze dirette di alcuni giovani emiliano-romagnoli da tempo residenti sul territorio spagnolo, esponenti di importanti settori come quello imprenditoriale, educativo, culturale.

(Breve estratto)

Quando sei arrivata in Spagna?

Sono arrivata direttamente a Barcellona nel 2004, grazie ad un progetto europeo: il “Progetto Leonardo” –ricorda -. Nei miei programmi dovevano essere solo tre mesi. Poi sarei tornata in Italia. Ed invece, non è stato così. Racconta che dopo i tre mesi iniziali ha ricevuto una proposta di lavoro. Così ho deciso di restare –commenta con un amplio sorriso -. Da allora, tutta la mia vita si è svolta a Barcellona.

Come sei diventata parte del mondo culturale della Catalogna? 

In realtà – spiega Giulia - la mia formazione, tutto ciò che ho studiato e l’ambito in cui ho lavorato sono sempre stati legati al turismo culturale. Ho frequentato presso l’Università di Barcellona un master in gestione culturale che, senza dubbio, mi ha aiutato ad introdurmi in questo mondo. Presa la decisione di passare dal turismo culturale  al settore prettamente culturale, la scelta delle arti performative, quelle che in Spagna chiamiamo “arti vive”, è stata immediata. Vi ho cominciato a lavorare nel 2010.

Qual è il tuo pubblico? Quali sono a tuo avviso le differenze tra Terrassa, Barcellona e Ferrara.

Innanzitutto –precisa -, se parliamo di settori culturali musica e teatro sono un po’ diversi. Per fortuna, lo dico con orgoglio perché ho la sensazione di farne un po’ parte, le cose stanno cambiando, soprattutto in alcune città. In concreto, dove ci sono teatri… proviamo a stimolare, ad enfatizzare l’inclusione del pubblico giovane. Se dovessi comparare il pubblico che vedo qua con quello che vedo, ad esempio, al Festival Ferrara Off, direi che è abbastanza simile. Forse a Ferrara, è un pochino più giovane. Ma è sempre lo stesso. Alla fine, la musica attrae di più i giovani.

Quali differenze noti, nell’ambito culturale, tra Ferrara e Barcellona?

Con Ferrara ho ancora tanti contatti – ci dice -, soprattutto con il “Teatro Ferrara off”, con cui ho ottimi rapporti. Collaboro con loro da almeno cinque anni. L’idea è quella di portare a Ferrara elementi sconosciuti che esistono a Barcellona. Ad esempio, il “micro-teatro”. È un formato molto tipico della Spagna. In Italia, non esiste come tale. Continuo ad avere un vincolo forte con la cultura della mia città. C’è il desiderio, credo comune in chi vive all’estero, di restituire qualcosa… la necessità di lasciare un’impronta anche nella città d’origine.

 

ASERES giulia

 

 

TESTIMONIANZE E PERSONAGGI