«In Italia si fa mercato di fanciulli»
Ciò che in Italia è oggi una tanto discussa immigrazione, in passato e per lungo tempo, è stata un’emigrazione problematica, spesso drammatica, vissuta fra traffici e trafficanti simili a quelli odierni, fra i confini della legalità e della illegalità, fra povertà endemica ed emarginazione straniante (sempre uguali a se stesse, queste ultime, pur attraverso i secoli) (Protasi, 2010). Generalmente e non riferendosi soltanto all’infanzia, dal 1876, anno in cui lo Stato italiano cominciò a censire i flussi migratori, fino al 1914, furono ben 14 milioni coloro che varcano i confini nazionali (Rosoli, 1999, p. 120)1. Per quanto riguarda i bambini – 1 1 Cfr. Galliani Cavenago (2002), relazione tenuta in data 14/12/2002, Chiesa di S. Rocco, Cuggiono: «La cifra di 14 milioni di espatriati in quell’arco di tempo è approssimata per difetto, perché l’emigrazione reale fu un fenomeno di gran lunga superiore e possiamo approssimativamente calcolare che circa un terzo di questi 14 milioni non furono censiti perché emigravano clandestinamente, senza documenti, senza passaporto». Inoltre, Alberto Carli Piccoli schiavi, orchi e bambini accattoni. Storie di emigrazione e sfruttamento minorile fra Otto e Novecento da considerarsi parte integrante degli immigrati italiani di quel periodo – come attentamente ricordato da Di Bello e Nuti (2001), il giorno 23 aprile del 18692, Federico Menabrea3, durante la presentazione del disegno di legge sul divieto di impiego dei fanciulli d’ambo i sessi in professioni girovaghe all’estero, si augurava l’avvento di «un giorno […] in cui la tratta dei fanciulli non» sarebbe stata altro «che una dolorosa memoria»
(Atti parlamentari, Camera del Senato, Legislatura X, 1868-69, p. 1380).
In realtà, il fenomeno dei piccoli girovaghi e dei contratti di apprendistato, di cui meglio si dirà in seguito, rappresentava soltanto una parte del problema legato all’emigrazione minorile, sebbene ne fosse una delle cause forse più diffusa. Come afferma Paolino, riferendosi in particolare al Circondario di Isernia, in Molise, nell’ultimo trentennio del secolo XIX4
Fonte: Valcenostoria.it