Giorgia è una emiliano-romagnola di grande talento che ha fondato un nuovo filone di analisi dei dati chiamato "umanesimo dei dati".
Di seguito riportiamo due interviste pubblicate su D-Repubblica e Il sole 24 ore (30 aprile 2018).
Giorgia Lupi, 38 anni, information designer, partner di Pentagram, New York, trasforma i dati in storie.
A lei piace dire che li umanizza.
Una laurea in Architettura a Ferrara e un PhD al Politecnico di Milano, nel 2014 inizia una corrispondenza ssenza parole con un'altra designer, Stefanie Posavec.
Per un anno, ogni settimana, le due si inviano visualizzazioni di dati relativi alle loro esistenze: quanto hanno riso, quanto si sono sentite tristi o sole, che musica hanno ascoltato, che abiti han- no indossato. I disegni, poi pubblicati nel libro Dear Data, hanno mostrato il potere comunicativo delle infografiche artistiche.
E un celebre TED Talk ha promosso Lupi nell'Olimpo degli inventori di un nuovo modo di comunicare la complessità: in cui la mano dell'uomo può ancora molto di più rispetto all'intelligenza delle macchine.
L'agenzia Accurat, co-fondata da Lupi nel 2011, ha tra i clienti Google, IBM,Starbucks, l'Onu, il MoMA e la Bill& Melinda Gates Foundation.
Da qualche mese Giorgia, che da 7 anni vive e lavora a New York, è diventata partner di Pentagram, una delle più importanti agenzie di design al mondo.
Umanizzare i dati: cosa significa?
Capire cosa sono: una lente, un filtro per analizzare le storie. Di un marchio, un'istituzione, una comunità di persone. I dati non sono qualcosa di astruso ma una parte di noi.
Perché è importante raccontarli a un pubblico più ampio?
Perché rappresentano la vita. Come un'istantanca, fotografano un attimo di esistenza secondo un certo punto di vista: altrimenti andrebbe perso. I dati, come la vita, hanno limiti e sfumature che nella rappresentazione tradizionale (mettendo ciecamente i numeri in-
un grafico) non vengono colti. Cosa si capisce di un film se, invece di concentrarsi sulla storia, si analizzano le proprietà chimiche della cellulosa su cui sono state registrate le immagini? Umanizzare i dati significa cercare di renderli unici, contestuali, intimi nel racconto. Perché prendendo quelli personali (emozioni, abitudini, relazioni) più seriamente ma con delicatezza possiamo capire meglio le nostre vite.
In che modo?
Per esempio mostrando l'impatto che i grandi fenomeni hanno sull'esistenza individuale. Nel caso del climate change, , invece di mostrare sterili grafici con i livelli dei ghiacciai, l'information design può trovare modi per visualizzare i suoni e i colori degli uccelli che non avremo più tra noi. Questo ci aiuta a capire dove siamo e dove stiamo andando. E questo che per me significa i Data Humanism.
Come si traduce, concretamente?
Per sbloccare il vero potenziale che i dati possono offrirci, dobbiamo concentrarci su ciò che rappresentano e non sui numeri. E smettere di pensare che siano una verità infallibile: non lo sono, in quanto sempre soggetti a un'interpretazione .Numeri, percentuali, mappe elettorali:pensiamo che siano la risposta ai nostri dubbi e paure. Ma raramente è così. Perché sono il punto di partenza, non la fine della conversazione. La scienza dei dati non sono tanto analisi numeriche, ma storie da raccontare.
Laura Traldi
Scritto da Eleonora Cipolletta il 30 Aprile 2018 su Alley Hoop - IL SOLE 24 ORE
Lei si definisce un’information designer, in realtà è molto di più. Qualcosa di indefinibile per la capacità di trasformare i numeri, come per magia, in vere e proprie opere d’arte. Sto parlando di Giorgia Lupi, founder di Accurat che spiega così il suo lavoro e la sua passione: “I dati sono una lente per comprendere meglio il mondo e la nostra natura umana. Ciò che mi interessa di più, sono quelli che non vediamo”. Fatemi compagnia in questo viaggio inusuale in una disciplina, quella dell’elaborazione dati, che spesso viene vista come fredda, rigida e noiosa e ne resterete stupiti.
Fonte Alley Hoop - Il sole 24 ore, articolo visualizzabile a questo link: https://alleyoop.ilsole24ore.com/2018/04/30/dati-opere-darte/