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L’ambasciatore della Val Noveglia (Bardi) nel mondo

Lo chiamano “l'ambasciatore”, anche se ambasciatore non è mai stato. E’ stato autista dello Scià di Persia, questo sì, e a Noveglia basta per far sognare la gente. Nato il 5 dicembre 1933, Tranquillo Pantrini è un giovane mai invecchiato, è un quattro per quattro come la sua Panda. Partiamo da lontano. Come per Scaiasa, si chiacchiera al bar Mixage epicentro di vita e storie. In guerra era bambino. “Ho trovato una rivoltella 735, era carica, forse lanciata dall'alto. Il terreno era proprietà della Chiesa, l'ha poi voluta Don Squeri”. Ricorda i partigiani su a Lavacchielli. La sua vita qui gira intorno alla montagna sacra, il Barigazzo: dopo la chiacchierata al Mixage ci porta su, per la carraia sterrata che passa da Pianelletto. Viene da Comune, villaggio dove un tempo vivevano una cinquantina di persone. Oggi, fissi, solo tre. Il più giovane ha la sua età.

“Si viveva male. Le scarpe c'erano ogni due o tre anni, si girava con i pantaloni stracciati, tutti ricuciti. Si pascolavano mucche e pecore nei boschi”. In famiglia erano tre fratelli e una sorella, genitori contadini. Il padre fu obbligato a cambiar mestiere per via di un incidente sulla trebbiatrice. Passo a fare il calzolaio. Scuole sino alla quinta elementare sempre a Comune. Le medie, a 30 anni, a Ginevra. “Gli altri la sera andavano a divertirsi, io andavo a studiare”

In Svizzera ce la mette tutta e si presta a una cinquantina di lavori. “A Ginevra sono rimasto i primi 10 anni”, racconta.  “Ho fatto il fruttivendolo e lavorato in altri 5, 6 negozi. Poi i ristoranti”. A Berna, l'ambasciata iraniana. poi l'assunzione al Ministero degli esteri a Ginevra “dove sono rimasto 10 anni. Da lì l'Australia, a Perth sull’oceano Indiano. Ero a disposizione della famiglia reale, dello Scià Reza Palhavi e degli altri. Avevano una villa sul lago di lucerna. Mi lasciavano le chiavi, si fidavano molto. Portavo l'ambasciatore dell'Iran, facendo il maître d’hotel con la Chrysler Imperial. Con lui salgono via nella vita, anche l'Aga Khan e Bettino Craxi, ai tempi del lavoro a Roma per il ministero degli esteri.

Sempre molto professionale. Poca confidenza. Questo signore così educato e dolce ha portato un centinaio di volte anche Susanna Agnelli quand’era sottosegretario agli esteri: l’andava a prendere in aeroporto, portandola in un castello. E ha sostituito l'autista al consolato di Israele varie volte, portando Golda Meier. Episodio divertente: “a Lodi nel 1963 la polizia stradale stava facendo benzina in autostrada, siamo arrivati noi con la Mercedes ala di gabbiano.  Ci siamo detti, vediamo chi arriva prima a Bologna, noi andavamo a Maranello. Loro sono partiti, noi stavamo ancora facendo benzina. Li abbiamo presi sul ponte del Po a Piacenza, poi più visti.”

Patrini non lo si può capire senza la Baita: nei giochi dei bambini c'è sempre una “base”. E questa gente, che ha saputo proteggere con la pelle spessa il fanciullo a piedi scalzi dentro di sé, se n’è costruita una bella grande. Andare per credere. E senza Spagna. L'amico Spagna. Non esisterebbe Coppi senza Bartali, don Camillo senza Peppone, Stanlio senza Olio.

“Quando venivo a casa in vacanza, eravamo già amici. Anche oggi siamo andati qui su per i monti a caricare tronchi per far sedie e tavoli per Sant’Ana.” nel 1995 vince i campionati australiani di bocce. Andò a Bruxelles per i mondiali e riuscirono a sfilare insieme al re del Belgio. L'anno scorso trova l'energia e il sorriso di scalare il ponte di Brisbane, altissimo, salendo tutti gli scalini. La pensione arriva nel 1997, anche se anche per Pantrini valle la cosa che abbiamo scritto per molti, e cioè “pensione mai”. (Fonte: Gazzetta di Parma su Valcenostoria.it)


 

 

"L’ambasciatore", quel soprannome, Pantrini, se lo vide affidare dopo aver lavorato per ben trent'anni in consolati e ambasciate italiane in vari Paesi, fra cui l’Europa e l’Australia, e dopo aver quindi assunto ruoli di grande rilievo in numerose nazioni del mondo. Ma nella storia di Tranquillo, come già anticipato, c’è un altro impiego che gli valse stima e celebrità: fu, infatti, l’autista dello scià di Persia, Reza Palhavi, negli anni '60. «Quando Reza Palhavi o i suoi famigliari raggiungevano Ginevra. - raccontò circa due anni fa il giornalista della Gazzetta di Parma, Andrea Violi, in un articolo dedicato proprio a Pantrini - Tranquillo era a loro disposizione. E se lo scià voleva mettersi al volante personalmente, autista e scorta non potevano far altro che seguirlo».

«Non mi ha mai parlato, né salutato – affermò, in quell’occasione, a proposito dello Scià - La moglie Farah Diba invece parlava e scherzava in francese, era splendida». Nella «sua» lussuosa auto, Pantrini portò in giro, per decenni, politici e vip, come, ad esempio, la bella moglie del presidente indonesiano Sukarno. Nonostante gli importanti impegni professionali, Tranquillo fu una persona sempre umile, disponibile, volenterosa e pronta all’ascolto.

Era nato a Comune Stradella, una piccolissima località bardigiana, nel dicembre 1933, da una famiglia di contadini poverissimi. Nel corso della sua gioventù, emigrò più volte: a Roma e, poi, in Svizzera. Nel 1956, sposò la sua adorata Anna; dalla loro unione, un anno dopo, nacqua Graziella, la loro unica figlia.

Nel 1960, Pantrini trovò lavoro all’ambasciata dell’Iran a Ginevra: proprio qui, divenne autista dello scià, della famiglia e, all’occorrenza, dei loro ospiti. Nel 1965, Tranquillo vinse il concorso del ministero degli Esteri e iniziò dunque la sua lunga carriera nei consolati: 10 anni a Ginevra, 6 anni a Perth (Australia Occidentale), 8 anni a Francoforte, due anni a Roma al ministero poi altri 5 anni in Australia, ad Adelaide. Chiuse in bellezza la carriera a Lille, in Francia, nel 1995-97.

Svestiti i panni eleganti che i suoi ruoli gli imponevano, «l’ambasciatore» amava dedicarsi alla sua grande passione, quella per le bocce. Decine furono i trofei conquistati dall’abile sportivo in molteplici Paesi del mondo. Tra i suoi ricordi più belli, Pantrini amava raccontare un successo del gioco a bocce: quando la sua squadra arrivò seconda nel campionato di petanque ed ebbe accesso, così, ai Mondiali.

L’emozione più forte fu per lui la conseguente sfilata ai campionati del mondo, dinnanzi al principe del Belgio. Ma Tranquillo non fu solo amante delle bocce: era legatissimo anche al Val Noveglia, dove fece ritorno una volta raggiunta la pensione, un filo indistruttibile mai reciso neppure nelle lunghe trasferte all'estero. (Fonte: Gazzetta di Parma)

 

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